Immagini che curano

Rivolto al diavolo, un sognatore chiede come si fa a conquistare una donna.

Ma prima ancora di avere una risposta alla sua domanda egli ne pone un’altra: “vorrei chiederti se è lecito, se è giusto fare una domanda del genere”.

Il sogno si interrompe qui, la risposta non è più necessaria. Il sognatore ha compreso da solo che se lo chiede al diavolo dovrà usare le sue arti: tentare con la seduzione, imbrogliare, soggiogare, sottomettere, imprigionare. Egli non è più interessato a queste manipolazioni, vorrebbe finalmente incontrare una compagna da amare e da cui sentirsi amato, non qualcuna da possedere ed imprigionare. A conferma di questa consapevolezza, cercando di descrivere l’immagine del sogno, ricorda che nei Tarocchi il diavolo viene rappresentato con un uomo ed una donna incatenati ai suoi piedi.

Il sognatore è un uomo di mezza età, impegnato in una profonda ridiscussione della propria identità. In particolare, egli sta cercando un dialogo ed un equilibrio fra le proprie parti maschili e femminili, razionali ed emozionali, aspetti costitutivi di ogni identità.

Definiamo maschile quella quota energetica che si manifesta come “energia contro” o “energia verso”, essa si esprime nella professione, in ogni forma di progettualità, di ricerca, di conquista di una qualche meta, di risoluzione di un problema, nella sessualità, oltre che in ogni piccola azione e intento della nostra quotidianità e ovviamente anche nelle interazioni aggressive. Definiamo femminile quel tipo di energia che si esprime nel nostro mondo emotivo e relazionale, nella nostra sensibilità ed empatia, nella nostra capacità di dare e di ricevere, nella sessualità e nell’amore. Se una parte prevale sull’altra non ci sentiamo in equilibrio: siamo troppo razionali ed aridi o troppo emotivi e sensibili, troppo impulsivi ed istintivi, e viviamo questo squilibrio come disagio interiore o come disagio nelle nostre relazioni.

Il sognatore di cui sto parlando è sempre stato sbilanciato sui valori della razionalità e della dimensione intellettuale. Ha successo nella propria professione ed è stimato nel proprio contesto lavorativo. È apprezzato da amici con cui condivide vivaci scambi intellettuali.

Vive invece una situazione meno soddisfacente nel rapporto con le donne. Ha avuto tante relazioni più o meno lunghe, più o meno importanti, ma nessuna è diventata per lui quell’approdo che desidererebbe. Non è ancora riuscito ad incontrare una compagna con cui dividere la vita. Sembra essere soggiogato da figure di donne seduttrici e scostanti, inaffidabili e sfuggenti. E’ invece ancora incapace di stare con una donna per la quale prova profondi sentimenti perché questa non accende il proprio eros.

In un altro sogno della stessa notte, il sognatore passeggia in un parco con la terapeuta. Le racconta di avere passato giorni di umore depresso in cui sono riemersi vissuti di abbandono, solitudine, rifiuto, inadeguatezza, scoramento. La terapeuta gli dice di stare tranquillo perché sono solo ventagli.

Nella realtà, Il suo sconforto faceva seguito ad una visita ai genitori, e ad una interazione intensa e frustrante con una donna seducente che però lo rifiuta. I genitori, a modo loro gli vogliono bene, ma non perdono occasione di lanciargli frecciate disconfermanti. Egli infatti, non corrisponde all’immagine di figlio che avrebbero voluto: una professione di grande rilievo sociale ed economico, una bella casa, una famiglia. Un modello ideale lontano dalla realtà del figlio reale che ha altri valori. Non tanto quelli riferibili al denaro quanto alla qualità della vita, alla autostima, alle buone amicizie, all’amore e alla spiritualità. I genitori non gli offrono mai riconoscimento per ciò che egli è veramente e in questo modo lo fanno sentire solo, pur facendogli spesso apprensive richieste di rassicurazione sulla sua salute e su come va la sua vita.

“Sono solo ventagli” dice la terapeuta del sogno. Come a dire sono solo parole. Le parole di quella donna seduttiva, ma non lasciarti incantare, non hanno spessore, non hanno realtà.

Il sognatore soffre perché vorrebbe accanto a sé una donna da amare, non una che si nasconde dietro ai ventagli. La sua assenza è tanto più dolorosa in quanto anche i suoi genitori lo giudicano per non essersi ancora fatto una famiglia, per avere una casa troppo piccola e per non avere uno stipendio abbastanza alto. Lo giudicano per quello che non ha e non è, e di cui non gli importa, non sanno incoraggiarlo e confortarlo per ciò che ancora non ha e non è, e di cui gli importa. Se credesse alle loro più o meno esplicite considerazioni dovrebbe sentirsi un fallito.

Le potenti immagini del sognatore, il diavolo simbolo della seduzione che imprigiona l’anima di chi lo venera, i ventagli simbolo della seduzione femminile, stimolano i nessi associativi della terapeuta ed evocano altre immagini. A proposito di imprigionamento mi ritorna in mente lo straordinario simbolo della pantera in gabbia, descritta dal poeta tedesco Rilke nella sua famosa poesia “Der Panther” 1. Propongo al sognatore di leggere insieme quel toccante testo poetico:

DER PANHTER

Il suo sguardo, per lo scorrere continuo delle sbarre
è diventato così stanco, che non trattiene più nulla.
È come se ci fossero mille sbarre intorno a lui,
e dietro le mille sbarre nessun mondo

L’incedere morbido dei passi flessuosi e forti
nel girare in cerchi sempre più piccoli,
è come la danza di una forza intorno ad un centro
in cui si erge stordito un gran volere.

Soltanto a tratti si alza, muto, il velo delle pupille,
allora un’immagine vi entra, si muove
attraverso le membra silenziose e tese
e va a spegnersi nel cuore.

Nel contesto terapeutico l’immagine della pantera diviene simbolo di una psiche torturata dall’imprigionamento, condizione umana che ciascuno può avere sperimentato in quei certi periodi della vita in cui, prigionieri di gabbie relazionali ed esistenziali, i cambiamenti potevano sembrare inaffrontabili, dove la depressione e la desolazione potevano togliere le forze per varcare la soglia di una gabbia che, non sapevamo, essere sempre stata aperta.

Poi, quasi evocando una forza che potesse liberare la pantera da quella prigionia, appare nella mente della terapeuta l’immagine della tigre descritta nella poesia “The Tyger” di W. Blake 2 . Utilizzo la sua immagine ma non il significato che egli le attribuisce: la crudeltà, la ferocia, di contro alla innocenza e alla mansuetudine dell’agnello. A me l’immagine evoca, al contrario, la forza e la potenza dell’istinto, la sua primordiale innocenza non pervertita dalla condizione umana.

THE TYGER

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
nelle foreste della notte,
quale fu l’immortale mano o l’occhio
ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

Riporto solo una parte della poesia, quella che ha stimolato il mio immaginario.

Lo scambio di queste immagini fra paziente e terapeuta, la loro amplificazione, è un esempio di una dinamica terapeutica dove i simboli, evocati nel sogno e nell’immaginazione, divengono prezioso stimolo del dialogo. Tale dialogo costruisce una trama che oscilla fra razionale e irrazionale, fra coscienza e inconscio, fra ragione ed emozione, e dove l’anima di ciascuno dei due ha uno spazio in cui raccontarsi ed in cui trasformarsi. Non solo la psiche del sognatore, anche quella della terapeuta è nutrita e vivificata dalla potenza delle immagini ed è palpabile la consapevolezza che quelle immagini sono la cura.


1 Rainer Maria Rilke, Der Panhter, Im Jardin des Plantes, Paris,trad.di Gina Sfera

2 Wiliam Blake, The Tyger, trad. di Giuseppe Ungaretti


Dott.ssa Maria Gurioli
Psicologa e Psicoterapeuta

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Dr.ssa Maria Gurioli

Psicologa e Psicoterapeuta a Ferrara
Iscrizione Albo n. 409 del 14/11/1989
P.I. 01804291209

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